Lavoro
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di Francesco Giubileo
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14 settembre 2015 |
Niente anche questo mese di Agosto, ci regala
commenti pro e contro il Jobs Act, la stragrande maggioranza dei quali sono
inutili e perfino “dannosi”. Facciamo un elenco delle cose che non si dovrebbero
fare, ma comunque si fanno.
Senza un vera e propria analisi empirica, il
Governo (in primis il PD) si è messo tenacemente alla ricerca di dati e analisi
che dimostrassero l’impatto positivo del Jobs Act (e degli incentivi previsti
dalla delega fiscale) sul mercato del lavoro. Questa azione ha prodotto un
commento sfrenato dei dati amministrativi INPS e le rilevazioni delle Forze
lavoro Istat. Operazione palesemente sbagliata, eticamente non corretta e
soprattutto rischiosa politicamente perché può ritorcersi contro. Infatti è
esattamente quello che è successo.
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Immigrazione
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di Paolo Di Caro
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14 settembre 2015 |
In un articolo apparso di recente su questa rivista
(04 Giugno 2015), Francesco Pastore ha ribadito l’importanza della migrazione
Sud-Nord in Italia ed, in particolare, dei legami tra divari strutturali,
mercato del lavoro e scelte migratorie interregionali. Un ulteriore aspetto
merita di essere preso in considerazione: gli effetti dei differenziali
regionali in termini di lavoro irregolare sulle scelte migratorie degli
italiani. Infatti, una quota non irrilevante dei flussi migratori
interregionali nel nostro Paese è rappresentata da lavoratori e lavoratrici
impiegati nel settore non regolare dell’economia desiderosi di trovare altrove
un’occupazione regolare (SVIMEZ, 2003). Si pensi, ad esempio, agli edili
meridionali emigrati negli anni Sessanta-Settanta in Lombardia e Piemonte, o ai
giovani professionisti che in tempi recenti decidono di muoversi dal Sud al
Nord per regolarizzare la propria attività.
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Mezzogiorno
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di Gaetano Armao
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14 settembre 2015 |
L’economia siciliana continua ad arretrare nel vortice della recessione.
Il 'sistema Italia' consolida, invece, la lenta ripresa, già partita quest'anno, e che si irrobustirà nel prossimo. Sono queste le
convergenti conclusioni del "Rapporto sul Mezzogiorno 2015" della
Svimez e del “Report Sicilia 2015″ della
Fondazione Curella, presentate alcune settimana
fa, che registrano altresì per la Sicilia condizioni disastrate del mercato del
lavoro ed il più alto rischio di povertà tra le regioni italiane (41,8%), mentre cresce
esponenzialmente il divario in tutti i comparti, riducendo l’economia regionale ad uno
stato comatoso.
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Fisco
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di Franco Osculati
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14 settembre 2015 |
Se due o più entità statali simili e non uguali, per indici economici e altro, mettono insieme la moneta non annullano le differenze ma possono, e devono, ridurre i rischi. Non si sa mai come andrà in futuro. Potranno esserci alti e bassi ma non per tutte. Alcune attraverseranno momenti di difficoltà che altre sapranno evitare. E allora è meglio stipulare un’assicurazione contro la congiuntura avversa. E’ l’abc del federalismo, che però non ignora la distribuzione dei redditi. Il federalismo è l’ovvia soluzione ai problemi della Zona euro.
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Diritti Fondamentali
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di Luca Paladini
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27 luglio 2015 |
Con la sentenza Oliari
e altri c. Italia del 21 luglio 2015, la IV sezione della Corte di
Strasburgo ha accertato che l’Italia ha violato l’art. 8 CEDU, poiché ha
ecceduto il margine di apprezzamento di cui godono gli Stati nel garantire il
rispetto della norma, non potendo le coppie dello stesso sesso beneficiare di
una legislazione che accordi loro protezione giuridica, a fronte di un bisogno sociale
emerso nel Paese e attestato dalle nostre alte Corti. Sebbene la sentenza sia
meritevole di un’approfondita analisi per la natura della questione affrontata,
è possibile, in sede di primo commento, evidenziarne i passaggi fondamentali.
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Lavoro
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di Luca di Salvatore
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27 luglio 2015 |
Se
il secolo XX è stato nel mondo il secolo della grande crescita demografica, il
secolo XXI sarà quello del suo forte invecchiamento.
Il fenomeno del progressivo e inarrestabile
invecchiamento della popolazione si accompagna a una progressiva riduzione
della popolazione giovane e di quella in età adulta, il che dovrebbe comportare
una ristrutturazione progressiva della società e dell’economia che sposti
strutture produttive, strutture di welfare e consumi dai giovani verso
anziani e vecchi.
In Italia, l’invecchiamento della popolazione
e della forza lavoro è conseguenza di due principali fattori: da un lato,
l’aumento della speranza di vita (nel 2012, la speranza di vita alla nascita è
giunta a 79,6 anni per gli uomini e a 84,4 anni per le donne - rispettivamente
superiore di 2,1 e 1,3 anni alla media europea dello stesso anno -);
dall’altro, la parallela diminuzione del tasso di natalità che ha fatto seguito
al baby boom degli anni ’50 e ‘60 del secolo scorso.
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Europa
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di Roberto Tamborini
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27 luglio 2015 |
La Grecia è di nuovo
al centro della storia europea, come un paradigma. Essa riflette l'immagine
dell'Europa come in uno specchio. L'Europa dopo la crisi greca non sarà più la
stessa.
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Europa
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di Justina AV Fischer, Francesco Pastore
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27 luglio 2015 |
Colpo di stato in Grecia, come in Italia?
Ci sembra che sia diventato di moda offendere i professori, ma purtroppo lo si fa spesso a sproposito. Il senatore Mario Monti, ad esempio, è stato accusato di aver imposto con il suo governo salva-Italia tasse inaccettabili che hanno, infatti, causato una caduta del PIL di quasi 3 punti percentuali, un po’ come sta accadendo in Grecia. I leader del M5S, del PDL e della Lega Nord – Beppe Grillo, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini – hanno gridato all’unisono al colpo di stato della Troika in Italia che nel novembre 2011 avrebbe defenestrato Berlusconi, “liberamente” eletto dagli italiani*. Lo stesso allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, avrebbe contribuito al colpo di Stato della Troika in Italia. Si tratta di una situazione analoga a quella della Grecia e di Alexis Tsipras che abbiamo visto in questi giorni.
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Europa
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di Francesco Pastore
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06 luglio 2015 |
Il leader greco, Alexis Tsipras, ha vinto il referendum indetto per
chiedere al popolo greco se accettare o meno l’ultimo accordo proposto dai
creditori della Grecia. Tsipras ha chiesto ai greci di votare “no” all’accordo,
anche se alcuni osservatori hanno sostenuto che, in realtà, egli avesse paura
di perdere la faccia accettando condizioni che durante le elezioni aveva detto
che non avrebbe mai potuto accettare pur di ristrutturare il debito. Allora, in
realtà, chiedeva un “no”, ma, in cuor suo, sperava in un “sì” che lo “avrebbe
costretto” ad andare contro le proprie promesse elettorali. Ora la palla torna
ai leader europei che dovranno decidere se insistere sulle loro posizioni e
costringere la Grecia alla Grexit oppure cambiare le condizioni per la
ristrutturazione del debito greco. Il referendum, però, non parlava delle nuove
condizioni che si sarebbero potute accettare. Quindi, la vittoria di Tsipras è
importante e simbolica, ma non risolutiva. Sul piano morale sposta la
responsabilità della Grexit da sé alla leadership europea, che a questo punto
dovrebbe più ragionevolmente proporre un accordo più facilmente accettabile per
i greci di quello attuale.
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Europa
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di Francesco Farina
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06 luglio 2015 |
In questi ultimi giorni stiamo assistendo
a due eventi solo in apparenza in contraddizione fra loro. 1. I governanti
europei faticano a trovare la rotta giusta nella tempesta della crisi greca e
temono che un’uscita della Grecia dall’euro inneschi un contagio all’interno
della Periferia di ampiezza tale da mettere a rischio l’esistenza stessa
dell’Eurozona. 2. I mercati non danno
segno di nervosismo; i rialzi degli spread della Periferia segnalano solo una
attenzione di maniera al rating dei titoli pubblici; il tasso di cambio
di riferimento dell’euro continua ad oscillare attorno ad 1,10 dollari per un
euro Chi si sta sbagliando? I politici europei, un po’ frastornati
dall’impudenza di Tsipras, oppure i mercati che dopo i fuochi d’artificio degli
spread si sono riaddormentati, improvvisamente dimentichi dei tanti mali
dell’euro?
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Finanza
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di Carlo Milani
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06 luglio 2015 |
Lo scorso 23 giugno il Governo
ha varato alcune misure volte a favorire la pulizia dei bilanci bancari. Gli
oltre 300 miliardi di euro di crediti dubbi che l’industria bancaria deve
gestire costituiscono un peso gravoso, tra i più alti in Europa, come
evidenziato da Ignazio Angeloni (2005), componente del Consiglio di
sorveglianza della BCE, in una recente audizione parlamentare. Sulla stessa
linea sono le evidenze riportate dal Fondo Monetario Internazionale (2015) nell’ultimo
Global Financial Stability Report.
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Famiglia
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di Guido de Blasio, Michela Dini
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06 luglio 2015 |
Introdurre il reato di abuso di relazione familiare potrebbe essere una
buona idea. Sia per i minori coinvolti nella dissoluzione del loro nucleo
familiare sia per i magistrati, gli avvocati e i consulenti. Qualche
considerazione sulla proposta di Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno.
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