Il progetto di inserimento lavorativo in Regione Lombardia |
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11 aprile 2016 | ||||||||||||||||||||||||||
La Regione Lombardia, per fronteggiare gli effetti negativi della crisi economica, l’aumento della povertà e favorire l’integrazione sociale, ha adottato nuove misure di crescita occupazionale, promuovendo interventi di inserimento e reinserimento lavorativo in particolare verso i soggetti maggiormente svantaggiati della società: giovani, donne, disoccupati e lavoratori coinvolti in crisi aziendali. Le Le politiche attiva in Regione Lombardia: la Dote Unica del lavoro La Dote Unica Lavoro (DUL), rappresenta lo strumento di Regione Lombardia per l’accompagnamento al lavoro dei disoccupati o per la formazione dei lavoratori ed è certamente tra i modelli operativi di politica attiva e servizi al lavoro più innovativi presenti in Italia. Le Delibere più rilevanti per conoscere nel dettaglio lo strumento sono: DDUO n. 9308 del 15 ottobre2013 Avviso Dote Unica Lavoro – Attuazione della DGR n. 555 del 02/08/2013 e n. 748 del 04/10/2013; DGR X/748 del 4 ottobre 2013 Allegato 2 Modello di budget per operatore; DDUO n. 8617 del 26 settembre 2013 e DDUO n.1355 del 19 febbraio 2013 Quadro regionale degli standard minimi dei servizi al lavoro – Offerta dei servizi formativi; DGR X/748 del 4/10 2013 Allegato 3 “Il sistema delle fasce ad intensità di aiuto”; DGR n.2257 del 1 agosto 2014 Ulteriori determinazioni relative a Dote Unica Lavoro; DGR X/4150 del 08/10/15 Linee guida per l'attuazione della dote unica lavoro programma operativo regionale; DGR X/4153/2015 del 08.10.2015 - Reddito di autonomia: determinazioni in materia di esenzione dal ticket sanitario. Avviata ad ottobre 2013, la Dote Unica del lavoro riprende i principi cardini definiti dalla legge regionale 22/06 attraverso l’applicazione di tre importanti criteri operativi:
Al fine di evitare una selezione/scrematura tra i destinatari (vale a dire per evitare che gli operatori prendano in carico solo persone con bassa difficoltà di ricollocazione), la Dote Unica Lavoro ha introdotto nei percorsi di reimpiego personalizzati la proporzionalità di aiuto, che si concretizza nell’introduzione del sistema delle fasce ad intensità di aiuto. Maggiore è la difficoltà di reingresso nel mercato del lavoro (valutata in termini di effettiva distanza temporale dall’ultimo lavoro/episodio formativo) maggiori sono le risorse economiche ed i servizi dedicati alla persona per attuare il programma di reimpiego. Ulteriori fattori che concorrono a determinare la difficoltà di reingresso nel mercato del lavoro, e quindi la fascia di appartenenza, sono il genere, l’età ed il titolo di studio. Il diverso valore assegnato ad ognuna di queste variabili determina l’appartenenza ad una delle quattro fasce individuate (Riquadro 1).
Fonte: Nostre elaborazioni su Avviso Dote Unica Lavoro
Rispetto al passato si è costituita la “Fascia 3 Plus”, dedicata ai soggetti destinatari del Progetto di inserimento lavorativo (PIL), un contributo di 300 euro al mese, per un periodo di massimo 6 mesi, per favorire l’inserimento o il re-inserimento lavorativo attraverso attività di orientamento, formazione e ricerca attiva del lavoro.
Le due fasi del Progetto di inserimento lavorativo
Il Pil è destinato a soggetti che si trovano in particolari condizioni socio-economiche: stato di disoccupazione superiore a 36 mesi; ISEE familiare non superiore a 18.000 euro; e infine non fruizione di alcuna integrazione al reddito.
Lo svolgimento del PIL è diviso in due fasi e sarà portato a termine, di norma, in sei mesi:
Allo stato attuale il Piano di Inserimento Lavorativo rappresenta il principale strumento adottato dalla Regione Lombardia per contrastare l’alta percentuale di disoccupati di lungo periodo senza una tutela di base. La possibilità di combinare tale strumento alla Dote Unica del lavoro rappresenta una grande occasione di sperimentare una tutela contro la povertà con uno dei programmi di politiche attiva del lavoro presenti in Italia. In altri termini, se verrà realizzata una corretta e affidabile valutazione si potranno avere dati importanti, anche in Italia, in tema di applicazione della condizionalità tra politiche attive e passive del lavoro.
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