di Gustavo De Santis
|
18 novembre 2009 |
Un recente articolo su "Repubblica", a firma di Marco Ruffolo (12 novembre 2009 ) ricorda che, a partire dal 1° gennaio 2010, per i nuovi pensionati, le pensioni saranno più basse, a parità di contributi versati, perché si allunga il periodo di quiescenza, a causa dell'allungamento della durata residua della vita. Il giornalista parla quindi di "tassa" sulla speranza di vita, e lamenta l'iniquità di un meccanismo previdenziale che costringe a lavorare di più per prendere di meno. I lettori, unanimi, aggiungono commenti rivolti contro il sistema, i politici, i governi (presente e passati), lo stato, ... Ma come stanno le cose?
* Articolo presente anche su www.neodemos.it
|
|
di Elsa Fornero
|
03 luglio 2009 |
La recente crisi finanziaria ha messo in discussione due dei cardini su cui si sono basate le riforme previdenziali degli ultimi quindici anni in Europa: la fiducia nelle capacità dei mercati finanziari di autoregolarsi e di generare, almeno nel lungo periodo, rendimenti superiori al tasso di crescita dell’economia reale; la fiducia nelle capacità dei singoli di effettuare scelte di risparmio sensate e lungimiranti, nonché di comprendere e fronteggiare i molteplici rischi connessi con l’accumulazione di risorse per l’età anziana, e di assumersene la responsabilità.
*Anticipazione da Consumatori, Diritti e Mercato
|
|
di Raffaele Tangorra
|
05 giugno 2009 |
L’Italia ha di nuovo una misura di povertà assoluta, una misura cioè di quella condizione in cui non si hanno risorse sufficienti per condurre uno stile di vita "minimamente accettabile". Dopo aver interrotto la serie storica nel 2002 e avviato una commissione per l’aggiornamento della metodologia, l’Istat ha infatti recentemente ripreso a pubblicare i dati. In realtà, più che di ripresa di una vecchia misura, bisognerebbe parlare dell’introduzione di una nuova, tali e tante sono le innovazioni metodologiche introdotte.
|
|
di Paola Di Nicola
|
21 maggio 2009 |
T. H. Marshall nel suo poderoso contributo sulla cittadinanza sosteneva che i diritti sociali sono stati la marca distintiva delle società occidentali del XX secolo: sul riconoscimento di tali diritti si è giocata buona parte dell’evoluzione sociale, politica e culturale delle democrazie occidentali. All’inizio del XXI secolo, conclusasi la fase espansiva dei sistemi welfare, messi alle corde dalla profonda crisi economica, fiscale, culturale e di legittimazione, si sta aprendo uno scenario che deve destare qualche interrogativo sul fronte dell’evoluzione dei nostri sistemi di welfare.
|
|
di Elena Granaglia
|
15 maggio 2009 |
In molti altri paesi, la crisi attuale è utilizzata come occasione per ripensare e contrastare un modello di crescita, centrato sugli incrementi a breve di reddito, nella sostanziale sottovalutazione della distribuzione di quel reddito nonché dei costi sociali della crescita. Nel nostro paese, il Libro Bianco sul Futuro del Modello Sociale appena presentato dal Ministro Sacconi sembra, invece, compiere il passo opposto.
|
|
di Andrea Villa
|
07 maggio 2009 |
In questi ultimi anni, e a prescindere dall’odierna emorragia del mercato del lavoro, si è potuta osservare una crescita dell’incidenza delle modalità flessibili di contratto sull’occupazione complessiva. Questa dinamica sembra aver determinato, non soltanto una conclamata disparità di trattamento tra le tipologie di lavoratori dentro e fuori dal rapporto contrattuale, ma anche una feconda produzione giurisprudenziale chiamata a risolvere la complessità delle situazioni giuridiche che questo modello ha generato.
|
|
di Nicola C. Salerno
|
24 aprile 2009 |
Le reazioni alla recente sentenza della Corte di Giustizia ripropongono differenti vedute sul welfare. Il commento espresso da Raitano (v. articolo del 17 aprile 2009 su questo sito) suona fortemente critico, sia in punto di diritto sia nel merito degli effetti economici. Da altra prospettiva, invece, emergono aspetti di coerenza con un disegno riformista, soprattutto se il dispositivo viene esteso dall’INPDAP all’INPS e ai coefficienti "Dini".
|
|
di Marco Albertini
|
17 aprile 2009 |
Uno dei ruoli fondamentali della famiglia è proteggere i propri membri dai rischi economici connessi alle diverse fasi del corso di vita, ma, a livello macro, ciò tende a tradursi in una trasmissione intergenerazionale delle disuguaglianze. Capire i meccanismi che regolano il sostegno delle famiglie ai figli è quindi cruciale per capire come le politiche sociali possono promuovere una maggiore mobilità sociale in Italia.
*Articolo pubblicato anche su neodemos.it
|
|
di Michele Raitano
|
17 aprile 2009 |
Nello scorso novembre, come noto, la Corte di Giustizia Europea ha condannato l’Italia all’equiparazione dell’età pensionabile fra uomini e donne, ritenendo una discriminazione di genere la possibilità, offerta alle sole donne, di potersi pensionare per vecchiaia a 60 anziché a 65 anni. Le motivazioni della sentenza – che, si noti, si riferisce unicamente ai lavoratori del pubblico impiego (ovvero agli iscritti all’INPDAP) – discendono dal fatto che la Corte ha interpretato il regime INPDAP come professionale, ovvero al pari di un fondo occupazionale organizzato dal datore di lavoro (in questo caso lo Stato) per i suoi dipendenti.
|
|
di Paola Di Nicola
|
27 marzo 2009 |
Nell’attuale panorama istituzionale e culturale le politiche per la conciliazione (tra lavoro di cura e lavoro per il mercato) riassumono le più tradizionali politiche sociali per la famiglia e per le pari opportunità. Conciliare è diventata la nuova parola d’ordine che ingloba e va oltre i più tradizionali orizzonti delle politiche sociali, in quanto la conciliazione presuppone un nuovo e diverso rapporto tra le due dimensioni – quella lavorativa e quella della cura – che hanno sempre scandito le biografie di vita sia femminili che maschili, ponendosi oltre la dimensione strettamente assistenziale dell’intervento pubblico.
|
|
di Massimo Giannini
|
13 marzo 2009 |
Lo studio della disuguaglianze nei redditi tra paesi e tra individui è da due decenni oggetto di una intensa ricerca teorica ed empirica. La letteratura sulle cause della crescita economica ha avuto un forte impulso a partire dalla fine degli anni ’80 ed ha cambiato radicalmente il modo di pensare degli economisti. Si è passati dall’idea di una progressiva convergenza dei paesi verso un comune standard di vita ad una visione più articolata e complessa, caratterizzata da una polarizzazione del mondo tra ricchi e poveri.
|
|
di Francesco Liso
|
19 febbraio 2009 |
Nel recente intervento legislativo sugli ammortizzatori sociali il governo intende dare un forte impulso allo sviluppo della bilateralità, ma ricorre a strumenti tecnicamente inadeguati. La soluzione, che si basa su di una prestazione di carattere generale (il trattamento di disoccupazione) erogato subordinatamente all’ intervento di un soggetto (l’ente bilaterale) che è espressione dell’autonomia privata induce a dubitare della costituzionalità della legge.
|
|
|